Perché i tuoi clienti non parlano di te? La verità che nessuno dice sul passaparola palestra
Tutti conoscono il valore del passaparola palestra. È il canale più potente, credibile ed economico per acquisire nuovi clienti.
Ed è la leva che pesa di più nelle decisioni di acquisto nel mondo del fitness e del benessere.
Eppure, la maggior parte dei titolari si limita a “sperare” che accada. Oppure si affida a promozioni classiche come: “Porta un amico e ricevi un mese gratis”, “Invita qualcuno e avrete entrambi uno sconto”, “Settimana del passaparola” ecc. Queste iniziative, per quanto valide, quasi sempre non bastano.
Perché non è da lì che parte davvero il passaparola palestra. Infatti il passaparola non nasce da una iniziativa commerciale e promozionale, ma dalla percezione.
Il passaparola si costruisce con una strategia culturale e organizzativa, che rende la struttura, i servizi, le attività svolte, il personale della palestra… degni di essere raccontati.
Il punto non è come spingere i clienti a consigliarci, il punto è: “Sto facendo qualcosa di così straordinario da spingerli a farlo spontaneamente?”
Le persone consigliano una qualsiasi attività commerciale, servizio o prodotto quando si sentono sorprese, coccolate, ascoltate.
Nelle palestre il passaparola avviene quando l’utente sperimenta qualcosa di diverso rispetto alla media, qualcosa che altrove non avrebbe mai visto o provato.
Il passaparola si progetta
Chi lavora nel marketing lo sa: ogni conversione si progetta. E allora: perché il passaparola palestra dovrebbe essere un fenomeno spontaneo, lasciato al caso?
Anche il passaparola si progetta. Non tanto in termini di “campagne”, ma in termini di esperienza percepita, cultura interna e attenzione ai dettagli.
Ecco alcune domande scomode (ma necessarie) che ogni titolare dovrebbe porsi:
Il mio centro offre qualcosa di unico che i concorrenti non hanno?
Il cliente si sente accolto come una persona e non come un numero?
Ogni touchpoint – dalla telefonata al primo ingresso, dal check alla doccia – è stato progettato per essere memorabile?
I miei istruttori parlano con il cliente o al cliente? Sono coinvolgenti, ispirano, educano, motivano, divertono?
Offro momenti wow che il cliente possa raccontare, condividere?
Il passaparola palestra è figlio di una cultura aziendale che cura l’ordinario in modo straordinario.
Da dove cominciare? Le priorità per costruire un’esperienza “da racconto”
1. Cura maniacale dei dettagli
Non servono vetrine spettacolari o sale futuristiche. Serve attenzione ai dettagli come ad esempio profumo all’ingresso, ordine negli spogliatoi, pulizia delle docce, controlli regolari durante la giornata per mantenere l’igiene, segnaletica chiara, musica motivante per ogni area, soffioni delle docce più grandi, tovagliette a disposizione dei clienti.
Ogni dettaglio, se curato, comunica valore. Un’ottima fonte di ispirazione possono essere hotel, ristoranti, lidi, resort.
2. Selezione (e formazione) del personale orientata alla relazione
Un trainer competente che non sa relazionarsi e non è coinvolgente e motivante è un boomerang.
L’istruttore che crea legami, che chiama per nome, che sorride sinceramente… vale più di qualsiasi promozione. Il cliente quasi sempre non parla della palestra, ma di chi lo fa sentire visto e importante, di chi lo ha aiutato a migliorarsi, ad imparare cose nuove ed utili.
Ecco perché è fondamentale investire sugli istruttori, dalla ricerca delle figure più idonee, alla loro formazione sulla comunicazione e relazioni con i clienti.
3. Creazione di micro-esperienze memorabili
Si dimentichi il concetto di “esperienza cliente” come qualcosa di generico e astratto.
La cosa migliore da fare è spezzettare l’intera esperienza clienti in più parti:
Prima e durante l’iscrizione
Accoglienza e primo contatto
Durante l’allenamento in sala pesi, nelle lezioni di gruppo, nelle sedute personalizzate
Spogliatoi, luoghi di recupero o di relax
Fine sessione, uscita dal club
Eventi e ricorrenze
Comunicazione fuori dalla palestra
Per ognuno di questi punti, quali sono almeno 3 momenti in cui è possibile davvero sorprendere il cliente?
In base al vostro modello di business, alla vostra attuale organizzazione o alle vostre aspirazioni, fate un elenco e create delle procedure per renderlo uno standard di eccellenza.
Ogni micro-esperienza ben costruita diventa una scintilla di passaparola palestra.
4. Differenziazione reale (non solo comunicativa)
Dire “noi siamo diversi” non basta. Bisogna realmente essere diversi nel format, nei protocolli, nelle attenzioni.
A parità di prezzo e di servizio, il cliente racconterà ciò che è diverso, non ciò che è “buono”.
Non basta “fare qualcosa per il passaparola” – serve evitare ciò che lo blocca
Tutti sanno quanto il passaparola palestra sia importante. E quasi tutti, prima o poi, tentano di incentivarlo: con sconti per chi porta un amico, bonus per il nuovo iscritto, settimane dedicate.
Ma se i risultati non sono all’altezza delle aspettative, forse il problema non sta in quello che si offre, ma in quello che si ignora.
La verità è che le persone non parlano volentieri di qualcosa che non le entusiasma.
Non sono portate a consigliare esperienze che ritengono “nella media”. Non vogliono esporsi per un servizio di cui non sono convinte al 100%.
Ecco perché, prima ancora di pensare a cosa dare in cambio a chi porta un amico, bisogna domandarsi:
Il cliente ha vissuto un’esperienza che valga la pena raccontare?
Ha avuto un “momento wow” di cui vantarsi con gli altri?
Ha ricevuto attenzioni così personalizzate da volerle condividere?
Si sente talmente parte della community da volerci portare dentro anche i suoi affetti?
Se la risposta è “non del tutto”… nessun bonus sarà abbastanza motivante.
Il passaparola palestra efficace non nasce da un incentivo, ma da una spinta emotiva. Per questo, la vera leva non è il premio, ma la percezione di valore e unicità che si dà al cliente.
Solo allora, qualsiasi tecnica diventerà un moltiplicatore.
Quando il passaparola funziona davvero: è sempre specifico
Attenzione: il vero passaparola palestra non è generico. Nessuno dice: “Vai in quella palestra, è bella”. Chi racconta lo fa più o meno così:
“Iscriviti al corso di Pilates con Laura, è pazzesca.”
“Devi provare il protocollo dimagrante che sto facendo: 20 giorni e ho già visto i risultati.”
“C’è uno spogliatoio che sembra un hotel.”
Il cliente consiglia ciò che lo ha colpito in modo preciso e personale.
Ecco perché bisogna creare punti di contatto specifici con il cliente, che possano essere messi in narrazione.
Il consiglio è: pensate al passaparola palestra come pensereste a uno spot pubblicitario.
Cosa volete che dica il cliente?
Qual è il messaggio chiave, la caratteristica specifica che desiderate venga trasmesso?
Qual è il “gancio” che può fare da leva virale?
Progettate l’esperienza affinché contenga già dentro di sé il messaggio da diffondere.
Conclusione: il passaparola non si ottiene. Si merita.
Il passaparola palestra non si compra. Non si forza. Non si improvvisa.
Il passaparola si guadagna. Si coltiva. Si nutre giorno dopo giorno, con una cultura del servizio che mette il cliente al centro non solo a parole, ma nei gesti e nei fatti.
Se volete che i vostri clienti parlino di voi, dovete diventare memorabili.
Se volete che vi consiglino, dovete dare loro un motivo vero per farlo.
E se volete che il passaparola palestra diventi un asset strategico, non trattatelo come una tattica. È da lì che parte tutto.
Non dalla promozione. Non dallo sconto. Ma dalla capacità di essere raccontato.